Per il Laboratorio del Cuore di Aosta abbiamo bisogno di volontarie che desiderino mettere a disposizione un po’ del loro tempo e delle capacità di cucire, ricamare, realizzare manufatti. Cerchiamo anche negozi che possano regalare un po’ di filati e tessuti per le nostre attività. Ti interessano i nostri bei prodotti? Perchè non fare un’offerta e portartene a casa qualcuno?
Le ragazze del Laboratorio del Cuore vengono da storie di povertà, talvolta di abbandono, giungono dai quartieri più poveri delle nostre città, ma anche dal Bangladesh, dall’Algeria, dalla Tunisia, dal Marocco e dalla Repubblica Dominicana. Sono donne e ragazze che, nonostante le sofferenze e le privazioni della propria vita, hanno capito di avere qualcosa da dire, e lo fanno benissimo, comunicando il loro messaggio tramite la creatività.
Producono manufatti dai colori vivaci che raccontano la loro personalità, mostrano la vita che hanno dentro, la gioia che hanno represso per troppo tempo, e che ora che la possono esprimere esplode in fiocchi, cuciture, ricami, stoffe dai drappeggi allegri. Oggetti come queste borse, ricavate dai vecchi pantaloni che ritrovano nuova vita.
Sì, perché il Laboratorio del Cuore dona nuova vita sia ai capi di abbigliamento che vengono trasformati, sia alle ragazze che (ri)conquistano una certa libertà, sia ai volontari che possono sperimentare la gioia di dare una mano. Perché, come dice uno degli slogan che spesso usiamo per la nostra Associazione: “dare una mano colora la vita”.
Per meglio spiegarvi che cos’è il Laboratorio del Cuore vi svelerò un sorriso. Il sorriso è quello di Fatima.
Fatima è una delle tantissime ragazze che in questi anni hanno frequentato i nostri corsi. E il velo è il suo. Il velo che porta attorno al viso quando è fuori, in mezzo agli estranei che talvolta la guardano con malcelata diffidenza, o con superiorità. Ma quando entra al Laboratorio il velo non serve. No, perché Fatima è tra amiche. Persone che si conoscono e lavorano insieme a lei. Persone che hanno condiviso storie di povertà, lunghi viaggi, discriminazioni, spesso violenze, rifiuti, ingerenze. Fatima, come molte delle amiche che ha incontrato alla Società di San Vincenzo De Paoli, non usciva mai di casa. Non sapeva neppure parlare una parola di italiano. E il suo sorriso era velato. Dal velo che le cinge il volto, ma anche dal velo di tristezza che il volto glielo oscura.
Ora Fatima è un’altra persona: almeno per le ore in cui sta in nostra compagnia ride e scherza, ha imparato a cucire, ricamare, realizzare oggetti graziosi, ed ha anche imparato la nostra lingua. Ma soprattutto ha imparato a relazionarsi con le altre persone, a non essere succube di un marito padrone. Ha capito che anche lei vale. E vale tanto.
E’ bello vedere queste donne integrarsi ogni giorno di più. E’ bello vederle mentre condividono un dolce tradizionale, un sorso di the, un piatto tipico. Ed è ancor più bello vedere le più brave tra le ragazze che hanno frequentato il corso riuscire a specializzarsi ed avviare un’attività che permetterà loro di riconquistare autonomia economica ed uscire dalla spirale della povertà.