Mario (nome di fantasia) è un uomo di 59 anni, divorziato con due figli ormai adulti che non vede da almeno 15 anni, ma che sa esser diventati due agenti di polizia, genitori ed ottime persone.

Anche Mario era un buon genitore ed una brava persona, non che ora non lo sia più, ma una buona parte delle sue qualità sono andate per un po’ di tempo a dissolversi annegate dall’alcool.

Già,  perchè Mario era un alcolista; ha iniziato a bere da “adulto” quando aveva una bella casa, una bella moglie, un bel lavoro, insomma una bella vita e una bellissima famiglia.

A volte però non è tutto oro ciò che luccica, a volte i dolori che vivi da bambino e che sembrano esser passati da adulto, ti rendi conto che si ripresentano, spettri del passato, che vivono ancora dentro di te.

Così  vivere una “bella ” vita non è sufficiente ed il rimedio più utile è la bottiglia.

E la bottiglia lo porta a frequentare persone che vivono per bere, lo porta a perdere la sua casa, la sua bella moglie, a perdere insomma tutto ciò che negli anni si era costruito con tanta fatica ed impegno ma che non si sorreggeva su fondamenta solide, le sue…

Allora provi la strada, il freddo della notte, l’umiliazione degli sguardi di chi ti conosce e ti incontra chiedendoti :”ma cosa ti è successo?”, la solitudine, la profonda tristezza e malinconia, ma soprattutto la vergogna che ti impedisce di chiedere aiuto perchè non lo sai fare, perchè te la sei sempre cavata da te, risolvendo da te i tuoi problemi e le tue difficoltà…o almeno così credevi.

Mario tocca il fondo e finalmente chiede aiuto. I servizi sociali intervengono e gli trovano ospitalità presso il Centro Ozanam a Cagliari.

E’ qui che lo rincontro, quando decido di occuparmi di nuovo del Centro, quando anch’io ritrovo un po’ di serenità che negli anni era venuta meno.. Lo rincontro perchè Mario lo conosco da quando ero bambino, siamo nati e cresciuti nello stesso quartiere nel centro storico di Cagliari.

Un quartiere popolato e popolare, ricco di botteghe di artigiani, falegnami, panettieri dove si ci conosceva tutti e tutti ti davano una mano d’aiuto , dove tutti avevano poco ma condiviso era tantissimo. Lui più grande di me di quasi 20 anni è cresciuto con i miei fratelli maggiori e di lui conservavo il ricordo di un uomo mite e dolce.

Tale lo ritrovo, sempre sorridente, apparentemente di buon umore, sempre fischiettante quasi distaccato dai problemi dalle preoccupazioni o almeno così si mostra agli altri…  ma io conosco bene la sua storia, io so cosa ha dentro.

Mario si inserisce bene al Centro è come suo solito disponibile con tutti, generoso, presente.  Ma il suo demone non lo ha ancora abbandonato e continua regolarmente a possederlo. E’ così che più giorni a settimana rientra ubriaco fradicio, con i pochi soldi che guadagna dal suo lavoro di trasportatore (che di lì a breve perderà per ovvi motivi) bivacca con “amici” legati alla bottiglia.

Da educatori oltre che da vincenziani, cerchiamo di intervenire sul problema. Ci confrontiamo con esperti nel settore, proviamo a convincere Mario ad andare a delle sedute al centro alcolisti, dialoghiamo con lui incessantemente per fargli capire che di lì a breve saremo costretti a non ospitarlo più se non dà una svolta alla sua vita. Dalle maniere docili si passa a quelle un pò più “forti”, Mario mi rispetta e mi conosce bene da bambino, a volte pare pure ascoltarmi e darmi retta ma, regolarmente, ricade nel baratro.

Iniziamo allora ad applicare dei provvedimenti sospensivi, necessari per il quieto vivere all’interno del Centro e la tutela anche degli altri ospiti, infatti sebbene Mario non fosse mai violento, quando era in stato di ebrezza cambiava personalità e dal giocoso simpatico signore di mezza età passava ad essere l’individuo più arrogante e rompiscatole che ci sia sulla faccia della terra, davvero insopportabile, si faceva portavoce delle istanze più banali e futili degli altri abitanti solo per creare scompiglio e polemica.

Quindi ci vediamo costretti a “punirlo” e lasciarlo (nelle nottate meno fredde) qualche giorno fuori dal Centro non tanto e non solo per imporre le regole e la disciplina che devono necessariamente applicarsi in un contesto di civile convivenza, ma anche e soprattutto per fargli capire quali siano le conseguenze delle sue azioni e della sua condotta antisociale.

Passano i mesi, gli anni, ci vuole davvero tanto tempo e pazienza con lui, quando si riesce a fare due passi avanti subito dopo si è tornati tre indietro. Si trova una giusta misura con lui fatta d’amore, comprensione, attenzione, ma anche regole, provvedimenti e richiami continui.

Poi quasi all’improvviso avviene qualcosa di quasi miracoloso, non so se frutto del nostro continuo impegno con lui, come con gli altri, o di quale “altro” intervento, ma Mario inizia a cambiare radicalmente a tornare ad essere quell’uomo dolce e sorridente che ricordavo da bambino e non per qualche giorno ma pian piano per periodi sempre più lunghi.

Credo di poter stabilire cronologicamente una data esatta in cui ho avuto la certezza che fosse tornato davvero ad essere un uomo libero dall’alcool e quella data è il giorno in cui papa Francesco è venuto a trovarci nel 2013. Ricordo bene il fermento di quei giorni, i preparativi, ma soprattutto la distribuzione dei pass per poter partecipare all’udienza privata con lui in cattedrale. A me, come rappresentante del Centro di accoglienza Ozanam ne furono concessi due, uno per me ed uno per un operatore. Decisi di concederne uno al nostro operatore più anziano e meritevole per la solerzia e attenzione con cui ha svolto il servizio negli anni; l’altro non lo tenni per me,  lo donai a Mario…

Ritenevo infatti che l’incontro col Pontefice potesse essere un punto di partenza per la sua nuova vita, una rinascita che veniva sigillata da quel preciso e peculiare momento storico.

Sono passati tanti anni ormai, io continuo ad occuparmi del Centro, ad occuparmi degli ospiti ed ad occuparmi di Mario, che non ha ancora trovato la giusta stabilità economica per tornare a vivere in totale autonomia, ma che, da uomo nuovo ormai, ha trovato una piccola occupazione come badante  è diventato fondamentale punto di riferimento per il Centro Ozanam, per gli operatori  e sopratutto per i nuovi arrivati garantendo un supporto essenziale per la loro ospitalità ed accoglienza.

Mario è tornato ad essere un uomo mite e docile, Mario ha riconquistato la sua dignità di essere umano!!